Antica come le montagne

Quest’anno il mese di dicembre ci sta regalando delle splendide giornate di sole, complice l’alta pressione di un Anticiclone delle Azzorre che non vuole cedere all’approssimarsi della stagione invernale.

Il richiamo del fiume è forte quindi, armato della fedele fotocamera, mi reco sulle sue sponde alla ricerca di quelle sensazioni che solo Lui è in grado di donarmi, anche solo ascoltando la sua “voce”.

Arrivato quasi a destinazione sono avvolto dai colori di fine autunno, toni caldi che ti penetrano l’anima, ma è solo quando sento l’acqua del fiume che scorre fra le dita della mano posso dire di aver ristabilito l’equilibrio dentro di me.

Sono circa le 11:00 del mattino, ho scelto di arrivare tardi proprio per scorgere qualche insetto acquatico in volo o, meglio ancora, in procinto di mutare nello stadio alato. Mi aspetto di incontrare le onnipresenti Baetis rhodani (effimere) e qualche plecottero Leuctra tipico di questa stagione.

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Il fiume mi accoglie con un aspetto tagliente, nessuna effimera in volo nonostante la temperatura sia più che gradevole. Vedo l’acqua scorrere su un letto di ciottoli privi di vita, ma so che Lui non lo fa con cattiveria, sono troppi coloro che lo violentano in ogni modo. Chi come me lo ama e lo rispetta sa dove guardare, ed è così che scorgo le prime ninfe di Baetis sgattaiolare fra i sassi del bassofondo.

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Molte di queste hanno le teche alari scure, segno che da un momento all’altro inizieranno a salire in superficie per mutare allo stadio alato di subimago.

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Infatti, verso le 12:30, le prime effimere iniziano a librarsi in aria con un lento volo ascensionale alla ricerca di un posto tranquillo tra la vegetazione riparia; è lì che aspetteranno il momento dell’ultima metamorfosi in imago, per portare a termine la loro esistenza dopo essersi accoppiate ed assicurare così la prosecuzione della specie.

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Certo è che la loro è un’esistenza tutt’altro che facile, sono molte le difficoltà per diventare maturi e solo gli esemplari più forti arriveranno ad accoppiarsi; fra queste difficoltà ci sono anche i predatori: pesci, uccelli, anfibi, rettili, etc.

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La mia passeggiata volge al termine e, mentre torno sui miei passi, guardo con attenzione i massi della sponda alla ricerca di qualche Leuctra, non per niente questi plecotteri sono conosciuti come mosche della pietra (stonefly). Su uno di questi trovo invece una Baetis rhodani che si sta godendo il tiepido sole radente di questa splendida giornata.

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Ad un certo punto lo sguardo mi cade su una pietra con un’impronta familiare che interrompe la regolarità della sua superficie, riconosco la forma di un Cardium (Cerastoderma glaucum – Poiret, 1789) un mollusco marino costiero che vive nella sabbia.

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In un attimo mi torna in mente la celebre biografia del Mahatma Ghandi “Antica come le montagne”, titolo storpiato per l’occasione…

Roberto Brenda

 

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